Roy Lichtenstein è stato uno degli artisti più influenti e innovativi della seconda metà del XX secolo. È uno dei rappresentanti della Pop Art e i suoi primi dipinti si basarono su immagini legate al mondo dei fumetti e della pubblicità, attraverso uno stile che imitava i processi di stampa dei giornali. Dopo il suo trionfo iniziale nei primi anni Sessanta, ha continuato a creare un insieme di oltre 5.000 dipinti, stampe, disegni, sculture e murales, celebrati come il risultato del genio inventivo e dell’arguzia dell’artista.
Roy Fox Lichtenstein è nato il 27 ottobre 1923, a New York City. Mostrò sin da giovanissimo un’attitudine per l’arte e la musica. Studiò pittura e disegno, esprimendo una grande passione soprattutto per Rembrandt, Daumier e Picasso.
Alla fine degli anni Quaranta e all’inizio degli anni Cinquanta, Lichtenstein iniziò a lavorare in serie attraverso la sua celebre iconografia delle immagini stampate.
Ben prima di trovare la sua personale e caratteristica cifra stilistica di espressione, Lichtenstein si concentrò sull’indagine delle contraddizioni della società dell’arte in fatto di gusto e convenzioni; resta affascinato da tutto ciò che è banale, considerato dall’artista un “mitologico soggetto puramente americano”.
Lichtenstein si appropria dei “puntini” del retino tipografico Benday – un minuscolo pattern meccanico utilizzato in incisione commerciale per trasmettere texture e gradazioni di colore – creando un linguaggio stilistico talmente caratterizzante da assumere la stessa importanza del soggetto di ciascun’opera e diventando così il marchio di fabbrica di dell’artista.
Il celebre gallerista Leo Castelli scelse di rappresentare Lichtenstein, e la prima mostra dei “fumetti dipinti” si tenne presso la sua galleria dal 10 febbraio al 3 marzo 1962. Le vendite furono sold-out e Lichtenstein raggiunse la fama. Quando Castelli organizzò una seconda personale di Lichtenstein un anno dopo, i suoi lavori erano stati presentati nei principali musei e gallerie in tutto il paese e il suo nome iniziò ad essere accostato a quello dei grandi Johns, Rauschenberg, Warhol, Rosenquist, Segal, Jim Dine, Claes Oldenburg, Robert Indiana e Tom Wesselmann.
Lichtenstein divenne un prolifico incisore e si aprì alla scultura, utilizzando materiali industriali.
La fine degli anni Sessanta è segnata dalle grandi mostre museali americane ed europee: nel 1967 il Pasadena Art Museum organizzò una retrospettiva itinerante, nel 1968 lo Stedelijk Museum di Amsterdam presentò la sua prima retrospettiva europea, e nel 1969 ci fu la sua prima retrospettiva newyorkese, al Solomon R. Guggenheim Museum.
Il suo lavoro divenne meno narrativo e più astratto: Lichtenstein cominciò a esplorare e decostruire il concetto di pennellata, convenzionalmente concepita solo come veicolo di espressione, elevata dall’artista a ruolo di soggetto.
L’insieme di opere prodotte negli anni Settanta furono frutto di complessi confronti con il Cubismo, il Futurismo, il Purismo, il Surrealismo e l’Espressionismo. Lichtenstein espanse la sua palette oltre il rosso, blu, giallo, nero, bianco e verde, e creò una nuova combinazione di forme, non più isolando le immagini trovate, ma giustapponendole, sovrapponendole, frammentandole e ricomponendole.
Nei primi anni Ottanta Lichtenstein era anche all’apice di una movimentata carriera di arte murale. Negli anni Sessanta e Settanta, aveva completato quattro murales; tra il 1983 e il 1990, ne creò cinque.
Nell’agosto del 1997, Lichtenstein si ammalò di polmonite. Morì inaspettatamente per le complicazioni dalla malattia il 29 settembre 1997, all’età di 73, a New York City.