C’è molta speculazione sul suo nome e la sua identità. Banksy nasce e cresce a Bristol, ed escluso questo, di lui non si conosce altro: è impossibile scoprire i dettagli della sua vita, anche se in molti vi hanno tentato.
Gianni Mercurio, curatore della mostra, sottolinea come i “writers” di ieri (gli artisti che nei primi anni Settanta realizzarono a New York i primi graffiti sulle carrozze dei treni, nei sottopassaggi pedonali e poi sui muri delle stazioni di New York) condividono con gli street artist di oggi la loro origine multiculturale. I primi writers provenivano da diversi quartieri di New York, in cui vivevano comunità diverse (ad esempio, i neri di Harlem, gli ispanici e gli italiani del Bronx e quelli del lower East Side). Non è un caso che l’effetto primario della loro espressione fosse l’invenzione di un nuovo stile che precedentemente non esisteva, un amalgama di molte scritture, che spaziavano da quella araba a quella occidentale e asiatica. In questo panorama, Mercurio dichiara, “Banksy amplifica ed espande il carattere multiculturale dei writers che inizialmente lo hanno ispirato: come gli street artist della sua generazione, accentua il contenuto socio-politico in modo esplicito, spostando radicalmente il messaggio dalla forma al contenuto”. Il suo messaggio, la sua arte, si manifestano come una critica esplicita e feroce diretta all’arroganza dell’establishment, del potere, del conformismo, della guerra e del consumismo.
Come Shepard Fairey ha spiegato, “le sue opere sono piene di metafore che trascendono le barriere linguistiche. Le immagini sono divertenti e spiritose, eppure così semplici e accessibili: anche dei bambini di sei anni che non possiedono alcun concetto di conflitto culturale, non hanno problemi nel vedere che c’è qualcosa che non quadra, osservando la Monna Lisa con un lanciarazzi.” Nel lavoro di Banksy le parole vanno spesso al di là di una valutazione estetica (che in ogni caso va contro la sensibilità dell’artista) o di una dichiarazione di intenti, ma sottolineano la sua ferma posizione contro il sistema dell’arte contemporanea. Il lavoro di Banksy interessa sempre più i commercianti d’arte e appare nelle case dei più importanti collezionisti di tendenza. Contrariamente a quanto l’artista vorrebbe, contrapposto alla convalida capitalista dell’arte, il valore del suo lavoro sta aumentando esponenzialmente, creando ciò che Mercurio descrive come un “ulteriore corto circuito intorno a Banksy, arrivando in cima a quelli che già circondano questa figura quasi leggendaria.”