BANKSY. A VISUAL PROTEST

BANKSY. A VISUAL PROTEST, Chiostro del Bramante, Roma, 08/09/2020 – 11/04/2021

[Avvertenza per il lettore: non essendo in possesso di notizie certe rispetto all’identità dell’autore e al suo pensiero si è pensato, nel testo che segue, di proporre delle supposizioni. Buona parte di quanto riportato deriva da pubblicazioni curate da Banksy e da alcune interviste realizzate in passato, più o meno autorizzate.]
 

“Barcode”, 2004, serigrafia su carta, Artrust

 

Immagina una città in cui i graffiti non fossero illegali, una città in cui tutti potessero disegnare dove vogliono. Dove ogni strada fosse inondata di miriadi di colori e brevi espressioni. Dove aspettare in piedi l’autobus alla fermata non fosse mai noioso. Una città che desse l’impressione di una festa aperta a tutti, non solo agli agenti immobiliari e ai magnati del business. Immagina una città così e scostati dal muro – la vernice è fresca.
Ci vuole del fegato, e anche tanto, per levarsi in piedi da perfetti sconosciuti in una democrazia occidentale e invocare cose in cui nessuno altro crede – come la pace, la giustizia e la libertà. Oltre 100 opere, in un percorso espositivo rigoroso, raccontano il mondo di Banksy. All’interno dell’architettura cinquecentesca del Chiostro del Bramante, a Roma, trova spazio l’artista “sconosciuto” che ha conquistato il mondo grazie a opere intrise di ironia, denuncia, politica, intelligenza, protesta. Da Love is in the Air a Girl with Balloon; da Queen Vic a Napalm, da Toxic Mary a HMV, dalle stampe per Barely Legal, una delle più note mostre realizzate, ai progetti discografici per le copertine di vinili e CD.

Facevo proprio schifo con la bomboletta, così ho cominciato a ritagliare stencil, dalle parole di
Banksy l’indicazione sulla tecnica da lui più utilizzata.

In mostra, grazie allo stencil: stampe su carta o tela, insieme a una selezione di opere uniche realizzate con tecniche diverse dall’olio o dall’acrilico su tela allo spray su tela, dallo stencil su metallo o su cemento ad alcune sculture di
resina polimerica dipinta o di bronzo verniciato. Il percorso espositivo percorre, anche comprendendo più di 20 progetti per copertine di dischi e libri, un arco temporale dal 2001 al 2017. Tutte le opere provengono da collezioni private.

“Soup Cans: Violet Cherry Beige”, 2005, serigrafia a colori su carta, Artrust

Chi è Banksy?
Non so perché le persone siano così entusiaste di rendere pubblici i dettagli della vita privata: l’invisibilità è un superpotere. Presumibilmente nato a Bristol all’inizio degli anni Settanta, Banksy è considerato uno dei maggiori
esponenti della street art ed è stato inserito nel 2019 da ArtReview al quattordicesimo posto nella classifica delle cento personalità più influenti nel mondo dell’arte. Ma nessuno, a parte i suoi amici e i suoi collaboratori più stretti, conosce la sua identità. Quello che sappiamo è che si è formato nella scena underground di Bristol, dove ha collaborato con diversi artisti e musicisti e che la sua produzione artistica è iniziata a fine anni Novanta. Da
questo momento in poi, ha iniziato a invadere numerose città, da Bristol a Londra, a New York, a Gerusalemme fino a Venezia con graffiti e varie performance e incursioni. l’anonimato.

Non ho il minimo interesse a rivelare la mia identità. Ci sono già abbastanza stronzi pieni di sé che
cercano di schiaffarvi il loro brutto muso davanti.

La scelta di rimanere nell’anonimato nasce da un insieme di esigenze: la necessità di sfuggire alla polizia, data la realizzazione di incursioni e di graffiti illegali; tutelarsi considerando lo sfondo satirico delle sue opere che trattano argomenti sensibili come la politica e l’etica; il desiderio di non inquinare la percezione della sua identità e delle sue opere, come afferma l’artista stesso.

Il pubblico

L’arte è diversa dalle altre forme di cultura, dal momento che non è il pubblico a decretarne il successo. Gli spettatori riempiono le sale dei concerti e dei cinema ogni giorno, leggiamo romanzi a milioni e compriamo dischi a miliardi. Siamo noi, la gente, a influire sulla produzione e la qualità di gran parte della cultura, ma non su quelle dell’arte. L’Arte che ammiriamo è il prodotto di una casta. Un manipolo di pochi che creano, promuovono, acquistano, espongono e decretano il successo dell’Arte. Quelli che hanno voce in capitolo
saranno non più di qualche centinaio. Quando si visita una galleria d’arte si è solo dei turisti che osservano la vetrinetta dei trofei di qualche milionario.

Quella di Banksy è una comunicazione diretta, nel rifiuto del sistema e delle regole, l’artista si rivolge al suo pubblico senza filtri, le sue opere sono testi visivi capaci di informare e di far riflettere.

“Happy Choppers”, 2003, serigrafia su carta, Brandler Galleries (Brentwood)

I temi
Esistono senza il consenso di nessuno. Sono odiati, braccati e perseguitati. Vivono in silenziosa
disperazione tra il sudiciume. E tuttavia sono in grado di mettere in ginocchio intere civiltà. Se sei
sporco, insignificante e senza amore, allora i ratti saranno il tuo modello.

La guerra, la ricchezza e la povertà, gli animali, la globalizzazione, il consumismo, la politica, il potere, l’ecologia, i temi che Banksy affronta sono i temi del mondo.

La fama
Se vuoi che la gente ignori qualcuno, costruisci una statua di bronzo in dimensioni reali che lo
raffiguri e piazza il monumento in mezzo a una città. Non importa quanto tu sia stato grande, ci
vorrà sempre un ubriaco per nulla divertente ma con delle doti alpinistiche per far sì che la gente si
accorga di te.

L’impegno
Solo quando l’ultimo albero sarà abbattuto e l’ultimo fiume si sarà prosciugato l’uomo capirà
finalmente che non possiamo mangiare i soldi e che chi recita vecchi proverbi fa la figura dello
scemo.

La tecnica
I graffiti sono stati utilizzati per dare inizio a rivoluzioni, fermare le guerre e sono la voce delle
persone inascoltate. La tv ha fatto sembrare inutile andare a teatro, la fotografia ha praticamente annientato la pittura, mentre i graffiti sono stati gloriosamente risparmiati dal progresso.

 

 

BANKSY. A VISUAL PROTEST
mostra organizzata da
DART – Chiostro del Bramante
in collaborazione con 24 ORE Cultura
e ideata da Madeinart
8 settembre 2020 – 11 aprile 2021
Roma
con il patrocinio di: Regione Lazio – Assessorato alla Crescita Culturale
catalogo: 24 ORE Cultura
media partner: Sky Arte e Radio Monte Carlo
partner tecnico: Active Image GmbH – Scatto – Tecnoservice
media coverage: Arte.it e Wanted in Rome

UFFICIO STAMPA
adicorbetta
info@adicorbetta.org | t. 02 36594081
Chiostro del Bramante
Raffaele Brancato e Annalisa Esposito
comunicazione@chiostrodelbramante.it

  • Madeinart sostiene la Fondazione Banco Alimentare
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