BANKSY. A VISUAL PROTEST

 

“Soup Cans: Violet Cherry Beige”, 2005, serigrafia a colori su carta, Artrust

Chi è Banksy?

Non so perché le persone siano così entusiaste di rendere pubblici i dettagli della vita privata: l’invisibilità è un superpotere.

Presumibilmente nato a Bristol all’inizio degli anni Settanta, Banksy è considerato uno dei maggiori esponenti della street art ed è stato inserito nel 2019 da ArtReview al  quattordicesimo posto nella classifica delle cento personalità più influenti nel mondo dell’arte. Ma nessuno, a parte i suoi amici e i suoi collaboratori più stretti, conosce la sua identità. Quello che sappiamo è che si è formato nella scena underground di Bristol, dove ha collaborato con diversi artisti e musicisti e che la sua produzione artistica è iniziata a fine anni Novanta. Da
questo momento in poi, ha iniziato a invadere numerose città, da Bristol a Londra, a New York, a Gerusalemme fino a Venezia con graffiti e varie performance e incursioni. l’anonimato.

Non ho il minimo interesse a rivelare la mia identità. Ci sono già abbastanza stronzi pieni di sé che
cercano di schiaffarvi il loro brutto muso davanti.

 

La scelta di rimanere nell’anonimato nasce da un insieme di esigenze: la necessità di sfuggire alla polizia, data la realizzazione di incursioni e di graffiti illegali; tutelarsi considerando lo sfondo satirico delle sue opere che trattano argomenti sensibili come la politica e l’etica; il desiderio di non inquinare la percezione della sua identità e delle sue opere, come afferma l’artista stesso.

 

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